La notte che cambiò ogni cosa by Jane Shemilt

La notte che cambiò ogni cosa by Jane Shemilt

autore:Jane Shemilt [Jane Shemilt]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2024-03-14T23:00:00+00:00


Apro la portafinestra che dal soggiorno immette nel giardino, alla terza chiave che provo. I miei passi riecheggiano nelle stanze vuote. Foglie secche si sollevano e vorticano attorno ai miei piedi, come se qualcuno fosse entrato in casa e mi camminasse a fianco. Mi giro di scatto, ma ovviamente non c’è nessuno. Gli ampi saloni sono silenziosi, sul tavolo le lenzuola stese sui mobili contro la polvere sono piegati, in ordine. I divani rivestiti in lino bianco sono come li ricordavo, i cuscini sprimacciati, uno o due dei quali sono leggermente incavati, come se mia madre si fosse alzata e fosse uscita da poco, proprio oggi.

Salgo la scala a chiocciola che conduce in cima al vecchio mulino che è il nucleo della casa; su un lato si apre quella che era la camera dei miei genitori, con il grande letto e la parete di vetro che scorre con un tocco. A mio padre piaceva stare sul balcone e contemplare la proprietà, osservando ogni cosa, in particolare me. Ancora oggi mi pare di sentire lo sguardo duro dei suoi occhi verdi. Ho un brivido, anche se la stanza è calda di sole.

La mia stanza è una rampa di scale più su, è quella in cima alla torretta. Mio padre avrebbe preferito occupare lui stesso la stanza in alto, ma mia madre aveva difficoltà a salire la scala a chiocciola; stranamente, pur essendo la più fragile dei due, è sopravvissuta al marito, anche se la sua mente non funziona più. Hybris, come avrebbe potuto dire Anthony: tracotanza.

La mia stanza è ancora bellissima, la vista mozzafiato come sempre; è sospesa nel tempo, come se il paesaggio che occupavamo fosse tornato al passato, agli anni precedenti al nostro arrivo. Il mare scintilla tra le scogliere coperte di pini. Paul faceva l’amore con me sotto a quegli alberi, all’ombra spuntavano i ciclamini selvatici. Avevo l’età di Lottie, quindici anni, ero complice e vittima, ma certamente non innocente. Mio padre vedeva gli aghi di pino che mi cadevano dai capelli sulla tovaglia, gli occhi scintillanti come il mare.

Lascio cadere la mia piccola valigia sulle assi del pavimento, impolverate ma ancora lisce e setose, mi tolgo gli abiti in cui mi maschero, mi avvolgo in un pareo, scendo la scala di corsa e sono fuori, in giardino, lontana dai fantasmi. Non ci sono più i prati color smeraldo che risplendevano sotto archi d’acqua con i colori dell’arcobaleno, al loro posto c’è una bassa distesa di malerbe dall’aspetto tenace. Piante gigantesche sono spuntate a lato del sentiero che scende dal giardino, alcune alte come me, parenti lontane degli ortaggi che crescevano qui in file ordinate. Tutta quella fatica sprecata. Il ragazzo che spiavo di nascosto mentre lavorava in giardino sarebbe rattristato nel vedere come si è ridotto, ma si potrebbe almeno dire che la natura ha trionfato, riprendendosi gli spazi rubati.

Il molo di cemento che dal giardino conduce alla spiaggia presenta delle crepe ed è viscido per le alghe. Scivolo un paio di volte, inciampando su cordoni di alghe, ma il mare è cristallino come allora.



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